Antichi Tasti – De reditu suo. Ritorni, rovine e altri crolli – Teatro Romano di Ostia Antica (RM)
ANTICHI TASTI
De reditu suo. Ritorni, rovine e altri crolli.
Teatro Romano di Ostia Antica
Prevendite
Vinicio Capossela – TASTI ANTICHI De reditu suo. Il ritorno – Bigletti TicketOne
https://www.ticketone.it/event/18707408
Info
https://www.facebook.com/ostia.antica.festival
“Immensi spalti ha consunto il tempo vorace. Restano solo tracce fra crolli e rovine di muri, giacciono tetti sepolti in vasti ruderi”. Nel 415 d.C., Rutilio Namaziano, praefectus Urbis di Roma, si imbarca al portus Augusti a nord di Ostia per raggiungere la sua terra d’origine, la Gallia, e fuggire così da una città e un impero che stanno ormai crollando sotto i sacchi e le scorribande dei barbari. Per l’ultima volta nel De Reditu Suo (Sul mio ritorno) Namaziano canta con nostalgia la grandezza perduta di Roma e ne costata la fine in una decadenza generale, materiale e morale.
Ritornando ad Ostia antica con il suo tour estivo Altri tasti, dopo molti anni dallo “storico” concerto del 2006, Vinicio Capossela ha declinato col titolo di Antichi tasti un concerto unico che vuole provare a far risuonare le urgenze attuali insieme a quelle che da sempre soffocano la pacifica convivenza umana. Sete di potere e ricchezza hanno sempre generato ingiustizia, sopraffazione, violenza e guerra, mandando in pezzi civiltà storiche con lunghe decadenze e crolli improvvisi. Nessuno credeva possibile il crollo di Roma e nell’indifferenza generale dell’atomizzata società dello spettacolo odierna nessuno immagina possibile il crollo del sistema di vita attuale contro l’evidenza di un pianeta in crisi ecologica permanente e una moltiplicazione di conflitti e atrocità.
Prosecuzione naturale dei concerti urgenti dei mesi trascorsi, Antichi tasti vuole perciò continuare a toccare certi tasti, a dare risalto pubblico alla parola, e con le parole e la musica comporre un concerto che tessa le schegge di un mondo che sembra andato in pezzi, offrendo un discorso di critica del presente in cui riconoscere la possibilità nel limite e immaginare una prospettiva collettiva in cui ragione e sentimento si tengano sotto il sigillo della gratitudine per una vita riscattata dalla sua frammentarietà. Del resto lo scrive anche Namaziano di fronte ai frantumi della civiltà romana: Privatam repetunt publica damna fidem (le sventure di tutti richiedono l’aiuto di ognuno).
Il concerto vuole però essere anche un viaggio tra le proprie rovine personali messe in musica, e dunque un ritorno all’indimenticabile concerto del 2006, all’estate del tour di Ovunque Proteggi, e un itinerario che dopo aver svolto un lungo periplo tra marinai, profeti, balene, bestiari e pestilenze arrivi alle urgenze dei nostri giorni. Per farlo, la formazione riprenderà il nucleo dei veterani del concerto di Ostia antica di diciotto anni fa, prendendo a bordo i nuovi compagni di strada.
«La prima pietra del viaggio nell’antichità e nel sacro di Ovunque proteggi fu posata a Roma, al Colosseo prima e poi ai Forum Studios, dove registrammo un timpano sinfonico che evocava il battito dei tamburi dei grandi peplum degli anni Cinquanta di un brano intitolato Al Colosseo. E l’ultimo acuto di quel viaggio fu la luce che ci investì nell’alba del Pincio a settembre 2006, al culmine della prima notte bianca di Roma. Nel mezzo di quel viaggio la data più ingombrante e ciclopica, gloriosa e rovinosa allo stesso tempo, fu quella dell’anfiteatro romano di Ostia antica, data destinata a essere filmata per la realizzazione di Nel niente sotto il sole. In realtà l’emozione allora fu troppa e poco di quel materiale fu utilizzabile».
Il repertorio di questo concerto trae origine proprio dal disco Ovunque proteggi, a cui si aggiungerà parte di Camera a sud, in occasione del trentennale dell’uscita, e parte dalle più recenti urgenze, in un’alternanza di rovine antiche, rovine personali e rovine contemporanee.