Canzoni della Cupa

“Canzoni della Cupa” è un disco in due parti, anzi, in due lati.

Il lato esposto al sole, il lato che dissecca, che asciuga al vento. Il lato della Polvere.

Il lato della ristoccia riarsa, su cui il grano è stato mietuto. Il lato del lavoro costato quel grano. Il lato del sudore e dello sfruttamento di quel lavoro.

E poi il lato in Ombra, il lato lunare, il lato dello sterpo e dei fantasmi. Il lato degli ululati e dei rovi, dei rami che contro luna danno corpo alle creature che si fanno vedere da uno solo alla volta per sfuggire alla classificazione zoologica. Il lato delle creature della Cupa, del pumminale, del cane mannaro, della bestia nel grano. Il lato dei mulattieri che rubano legna la notte, il lato delle fughe d’amore. Il lato delle apparizioni.

È un disco in due parti e si è sviluppato in due stagioni di registrazione. Due annate distanti tra loro più di un decennio perché i rovi s’ispessissero e mettessero più a fondo radici. Perché quella Polvere generasse l’Ombra.

Dalla frontiera del lupo, le vallate irpino lucane, alla terra del coyote, l’opera si è andata completando con la frontiera texano mexicana di Flaco Jimenez in San Antonio, Texas, quella dei Calexico del deserto di Tucson, fino a quella dei Los Lobos, i lupi che stracciano la notte tra Messico e California.

Nei vicoli del paese dell’origine sono venuti in diversi, voci e strumenti che del canto della terra hanno esperienza, Giovanna Marini, Enza Pagliara, Antonio Infantino, la Banda della Posta, Francesco Loccisano, Giovannangelo De Gennaro, e da più lontano Howe Gelb, Victor Herrero, Los Mariachi Mezcal, Labis Xilouris, Albert Mihai e diversi altri sempre accolti dalla triade produttiva della Cupa, Taketo Gohara, Asso Stefana e l’autore medesimo.

A questo mondo attingono queste canzoni: un mondo folclorico, rurale, mitico e mitologico, a cui ho cercato di dare voce affidandomi all’opera preesistente di un cantore come Matteo Salvatore, e poi al patrimonio delle canzoni di paese, e soprattutto a quel grande bacino che racchiude la saga epica della comunità, quello dei sonetti, i versi in rima, mai scritti, che si cantano uniti, affastellando le voci. E altri ancora ne ho trovati dentro di me, a lungo cercando tra i gradini, i vicoli, i rovi e le terre. Tutti insieme, affastellati negli anni come fascine da fuoco, sono diventate le Canzoni della Cupa. Canzoni che mi hanno dato calore e radice, paura e conforto.

Non c’è nulla di rassicurante nella musica folk, affermava Dylan. Ed è vero. Sono canzoni in cui l’uomo è esposto alle forze della terra, alle sue radici che avviluppano e strangolano, ai suoi rovi che infliggono ferite, alle forze della notte, ai dirupi di una natura crudele e arcana, allo sfruttamento e alla sopraffazione dell’uomo sull’altro uomo. Che espongono alle malizie umane, alla crudeltà delle piccole comunità. Musiche che non lasciano fuori dalla porta il lutto, la separazione e il dolore. Che non pongono limiti alla Festa, all’abbondanza dissipatoria che sconfina nella morte. Ma sono anche canti che ricompongono un rapporto tra cielo e terra, condizione in cui spesso stiamo sospesi incoscienti, inconsapevoli, come sonnambuli. Che ci fanno ancora sentire freddo, emozione, desiderio, paura, senso dell’avventura, euforia, lutto e morte. Che ci dicono di appartenere a un mondo più vecchio di noi, a cui la Storia cambia volto e superficie, ma che resiste, e ci ricorda di essere solo uomini sulla terra nuda. Terra cupa sfuggita al cielo.


Copertina e grafiche: Valerio Spada e Jacopo Leone

Riconoscimenti: Premio Lunezia Canzone d’autore; prima posizione nella classifica di vendite nella settimana d’uscita, seconda posizione della classifica di Mojo 2016 nella sezione world music.

Tracklist

Disco 1  – Polvere

  1. Femmine – 3:27
  2. Il lamento dei mendicanti – 3:26
  3. La padrona mia – 3:31
  4. Dagarola del Carpato – 3:45
  5. L’acqua chiara alla fontana – 3:55
  6. Zompa la rondinella – 5:11
  7. Franceschina la calitrana – 3:46
  8. Sonetti – 5:26
  9. Faccia di corno – 3:12
  10. Pettarossa – 3:27
  11. Faccia di corno – L’aggiunta – 4:09
  12. Nachecici – 3:48
  13. Lu furastiero – 1:55
  14. Rapatatumpa – 3:48
  15. La lontananza – 2:54
  16. La notte è bella da soli – 2:19

Disco 2 – Ombra

  1. La bestia nel grano – 5:33
  2. Scorza di mulo – 5:48
  3. Il Pumminale – 4:40
  4. Le creature della Cupa – 5:33
  5. La notte di San Giovanni – 5:48
  6. L’angelo della luce – 4:59
  7. Componidori – 5:13
  8. Il bene mio – 3:37
  9. Maddalena la castellana – 4:00
  10. Lo sposalizio di Maloservizio – 5:00
  11. Il lutto della sposa – 3:00
  12. Il treno + La golondrina (ghost track) – 11:03

Musicisti

Vinicio Caposssela (pianoforte, chitarra classica, armonica, percussioni, spinetta, fisarmonica, campane, organo, teste di morto e voce), Glauco Zuppiroli (contrabbasso, cori), Fabrice Martinez (violino), Simon Thierrée (violino), Alessandro “Asso” Stefana (chitarre, banjo, guitarron, baglamas, charango, basso, cuatro, campionamenti, giocattoli, campane tubolari, lap steel, armonica, maracas, cori), Vincenzo Vasi (sonagli, tamburello, percussioni, flauto a naso, cori), David Hidalgo (requinto jarocho, accordion, chitarra elettrica), Conrad Lozano (guitarron), Louie Perez (jarana), Steve Berlin (tastiera), Enrique “Bugs” Gonzales (batteria), Taketo Gohara (cori, campionamenti), Giovanna Marini (cori), Franco Maffucci “Parrucca” (chitarra classica, cori), Giovanni Briuolo (mandolino, cori), Giovanni Buldo (guitarron, cori), Giuseppe Galgano “Tottacreta” (fisarmonica, cori), Giuseppe Caputo “Matalena” (violino acre, cori), Relu Merisan (cymbalon), Abdel Vega (vihuela), Victor Herrero (chitarra classica, percussioni, vihuela), Angelo Mancini (tromba), Sergio Palencia (tromba), Andrés Vasquez (violino), Flaco Jimenez (accordion, cori), Max Baca (bajo sexto, cori), Ramon Gutiérrez (tololoche, cori), David Jimenez (batteria, cori), Patricia Vonne (cori), John Convertino (batteria), Jacob Valenzuela (tromba), Howe Gelb (chitarre, cori), Josh Baca (accordion), Antonio Infantino (cubba cubba, tamburo a sonagli), Albert Florian Mihai (fisarmonica), Giovanni Manca (organetto), Dimitri Sillato (violino), Roger Cubero (vihuela), Armando “Testadiuccello” (voce), Pasquale Montesano (percussioni), Francesco Tomacci (cubba cubba), Enza Pagliara (cori), Arcangelo Cortese (cubba cubba), Joey Burns (contrabbasso, chitarra classica, ukulele), Francesco Arcuri (sega, kalimba), Mariagrazia Zarrilli (voce), Zia Maria “Bersagliera” (voce), Francesca Galgano (voce), Skoulas Kostas (lira), Labis Xylouris (oud, lauto), Giovannangelo De Gennaro (zampogna, viella, cori), Rosa Pennella (voce), Marian Serban (cymbalon, cori), Petrica Namol (contrabbasso), Antonio Daniele (batteria)

Pubblicazione: 5 maggio 2016

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